L’editoriale
L’editoriale
“Tanto tuonò che piovve”.
Si tratta di una fase usata per alludere ad un evento atteso da tempo.
In questo caso si tratta dell’evento più agognato dai media anti juventini, le famose iene del calcio, telecomandate dal loro sentimento popolare: la distruzione della Juve.
Le iene, come ben sappiamo, sono dei mammiferi che desiderano trovare sulla loro strada cadaveri di altri animali per potersi nutrire, è nella loro natura.
Lo stesso dicasi per le iene del calcio, media ed istituzioni calcistiche, in continua ricerca di un solo cadavere, di un solo scheletro: quello della Juventus.
Le iene del calcio riuscirono per la prima volta ad uccidere la Vecchia Signora nel 2006, con una farsa chiamata “Calciopoli”, nella quale tutti i massimi dirigenti dei club telefonavano agli addetti del mondo arbitrale.
Esistono migliaia di intercettazioni riguardanti tutte le più grandi squadre italiane, e voglio sottolineare tutte, ma l’unica a pagare fu solo una società, quella bianconera, ed i suoi due massimi timonieri: Luciano Moggi ed Antonio Giraudo.
I due furono addirittura accusati di ‘associazione a delinquere’ con gli arbitri.
Peccato che gli stessi arbitri furono tutti assolti, tranne De Santis, condannato per frodi in due partite, Lecce-Parma e Fiorentina-Bologna, dove di Juve non c’era nessuna traccia.
Ciò significa che Moggi e Giraudo avevano organizzato una succosa associazione a delinquere composta da due sole persone, dove agivano tra loro: una triste favola da raccontare a veglia ai miei futuri nipoti, quando verranno al mondo, per fargli ridere a crepapelle, molto più che con il “Gatto con gli stivali”.
2023, la storia si ripete: la Juve è l’unica società ad aver fatto plusvalenze e tutte le altre sono innocenti come angeli del paradiso, addirittura anche quei club che hanno scambiato dei giocatori con la società torinese.
Quindi, per le iene del calcio, l’unica a trarne guadagno è stata esclusivamente la Juve, le altre erano solo dei ‘mezzi’ utilizzati da Paratici e co.
Ok: altra fiaba da raccontare ai futuri nipoti…e giù risate a crepapelle.
La verità è un’altra: i nove lunghi anni di straordinarie vittorie avevano distrutto i nervi e le coronarie delle iene del calcio, i loro fegati avevano raggiunto le dimensioni di veri e propri ‘scaldabagni’, dovevano inventarsi qualcosa per far tornare la Juve ai fasti del 2006, cioè uno scheletro da dilaniare.
Nel 2006 le iene del calcio però non fecero i conti con la forza della Vecchia Signora e con il nuovo condottiero di allora, Andrea Agnelli, capace di resuscitare il cadavere per riportarlo più in alto che mai, grazie ad un’organizzazione sportiva e societaria esemplare, colpevole per le iene del calcio di conquistare vittorie a grappoli.
Poi, sicuramente, questa organizzazione ha fallito qualche colpo, nessuno è perfetto, ma gli errori sono stati commessi all’interno di una realtà, quella dei bilanci e delle plusvalenze, dove tutti commettevano errori, una realtà non legalizzata, praticata da anni e da tutte le società.
Ecco il ministro Abodi: “Dobbiamo avere la responsabilità politica di cambiare le regole, occorre una legge sulle plusvalenze”.
Certo: prima proviamo a distruggere la Juve e poi formuliamo una richiesta di legge.
Ok: altra favola per i miei futuri nipoti, altro che Mary Poppins!
Ed ecco arrivare le motivazioni, qui di seguito sintetizzate, che hanno portato alla penalizzazione di meno 15: “illecito grave e prolungato con intercettazioni inequivoche”.
Certamente la corte federale ha mostrato i peggiori scenari di slealtà amministrativa per giustificare tale penalizzazione, ma occorre ribadire con veemenza che la Juve si è mossa in un settore privo di leggi, nel quale tutti si muovevano.
Per quanto riguarda le intercettazioni non ci vuole un genio per capire che se l’unica società intercettata, monitorata 24 ore su 24, è la Juventus (da anni) è anche logico che possa essere stata carpita dagli auditori qualche conversazione sopra le righe, ma sempre ininfluente ai fini di una condanna.
Le altre società, dunque, la passeranno liscia solo perché i propri dirigenti non venivano intercettati e hanno potuto parlare e soprattutto agire a loro piacimento.
E non è finita qui.
Tra qualche giorno il procuratore federale Chiné chiederà una sonora penalizzazione anche a riguardo del caso ‘manovra stipendi’, quando nel 2020, in un momento in cui gli esseri umani non sapevano se sarebbero sopravvissuti al Covid, e gli stadi erano giustamente deserti, la Juventus diramò un comunicato pubblico in cui annunciava un accordo preso con i propri tesserati per spalmare e ridurre i loro compensi.
Dunque la Juve verrà punita per tutto ciò, mentre all’Inter nel 21 è stato permesso di vincere uno scudetto senza pagare gli stipendi ai propri giocatori.
Ennesima favola per i miei futuri nipoti che avranno, per fortuna loro, l’imbarazzo della scelta.
Ma a questo giro le iene del calcio hanno avuto il piacere di sentire la voce di John Elkann, colpevole di un clamoroso silenzio nel 2006.
“Ingiustizia evidente, e noi ci difenderemo con fermezza per tutelare i tifosi della Juve e quelli che amano il calcio”.
Quindi stavolta la società, al contrario di ciò che avvenne nel sanguinoso 2006, si è armata di scudi per la difesa e lance per sferrare gli attacchi.
Come potrebbe essere strutturata la difesa la Juve, secondo il mio modesto parere?
Prima di tutto ricorso al collegio di garanzia del Coni, ricordando che sia la sentenza FIGC, sia quella del CONI, sono appellabili al Tar, e quella del Tar addirittura al Consiglio di Stato.
E si tratta di tribunali veri, con giudici veri, e qui mi fermo.
Ricordo che nel 2006 la società, grazie a Montezemolo, rinunciò a ricorrere al Tar, se lo avesse fatto forse sarebbe stata scritta un’altra pagina di storia pallonara.
Si potrebbe ricorrere alla potenza massmediatica, che la società potrebbe mettere in campo, realtà mai utilizzata in questi ultimi anni, con i risultati che conosciamo bene, con la Juve sempre alla gogna cosparsa di fango.
Ma gli strumenti mediatici non mancherebbero, basta non venga a mancare la volontà di schierarli in campo.
Una mano potrebbe darla magari anche qualche parlamentare bianconero, pronto a far partire interrogazioni e proposte di legge, persino utili anche a cambiare la riforma di giustizia FIGC.
Ed infine noi tifosi, l’arma più importante in mano della società.
Dobbiamo colpirli nel portafoglio, evitando le trasferte e, soprattutto, disdettare le pay tv, il vero nutrimento finanziario per la FIGC e tutto il movimento del pallone.
Incredibilmente, forse per la prima volta, tutti club Juventus d’Italia si sono uniti con un comunicato verso i propri soci a difesa della società, ed i risultati si stanno già vedendo, con il grande numero di disdette alle pay-tv.
E’ giusto tutto ciò? Sinceramente può dispiacere per coloro che lavorano all’interno delle pay-tv, i quali potrebbero vedere il loro posto di lavoro a serio rischio, ma un segnale ai burattinai del calcio andava dato.
Non possiamo assistere ad un campionato falsato, taroccato, burlesco, senza la Juve.
Adesso basta: il “Big Ben ha detto stop”.
Il calcio italiano non può sopravvivere quasi esclusivamente con i capitali movimentati dalla Juve, per poi cercare di distruggerla ogni qual volta capiti l’occasione.
Un fatto unicamente italiano, irrealizzabile negli altri paesi europei, dove le istituzioni del calcio tutelano con fermezza ed orgoglio i loro maggiori club.
Proviamo ad immaginare la federazione spagnola che tenta di distruggere il Real o il Barcellona, quella tedesca il Bayern Monaco, quella francese il Paris Saint Germain e quella inglese il Manchester City.
Nemmeno nei più terribili sogni.
Eppure in Italia tutto ciò è triste realtà, in un paese, il nostro, dove “tutto viene perdonato meno il successo”, diceva Enzo Ferrari.
Sinceramente la misura è colma, ma forse stavolta per le iene del calcio sarà leggermente più difficile trovare lo scheletro delle Vecchia Signora.
Una certezza? No, una speranza.
Fino alla Fine.
martedì 31 gennaio 2023
LE IENE DEL CALCIO